L' Uomo e il COSMO
giovedì 4 marzo 2010
LA CREAZIONE ..SECONDO LA TEOLOGIA DEGLI ANTICHI EGIZI
LA CREAZIONE ..SECONDO LA TEOLOGIA DEGLI ANTICHI EGIZI
La Teogonia, cioè la nascita degli dei, per gli antichi egiziani rappresentò, fin dall'Antico Regno, il punto di forza intorno al quale costruire l'intero sistema cosmologico dell'antica teologia egiziana. I grandi sacerdoti, guidati dalla saggezza e dalla sacralità del potere faraonico, essendo consci che il primo atto creativo della divinità primigenia era indescrivibile, inconoscibile e inesprimibile, tentarono, secondo molti studiosi arditamente e brillantemente, di trasmettere alle umane menti quanto, ordinariamente, non era concesso di comprendere. Grazie alle innumerevoli testimonianze lasciateci da questi geniali teologi, la trasmissione del divino sapere fu possibile per mezzo di un complesso linguaggio che si materializzò attraverso un articolato sistema di raffigurazioni simboliche.
Questi antichi Maestri dello spirito, attraverso un gioco quasi geometrico di immagini, segni e suoni, riuscirono a descrivere i più sublimi ed elevati stati dell'essere della "divinità una" quando ancora non aveva generato l'alto ed il basso, il chiaro e l'oscuro, la luce e l'ombra. In alcuni sacri testi, per mezzo di arcane immagini, furono "rappresentate", molto arditamente "frazioni di eternità" cioè le "primigenie forme" più segrete della "divinità-una". Furono rappresentati gli "ineffabili istanti" in cui l'onnipotenza dell'eterno non si era ancora manifestata, quando ancora il cielo e la terra, la vita e la morte non eistevano. Tutto esisteva in una sola inimmaginabile e incomprensibile Divina Potenza.
L'Uno, nel suo stato di preesistenza, era "al di fuori del tempo e dello spazio", in una condizione di "perennità" in cui viveva in unione assoluta con il suo "Nun", chiamato dai teologi egiziani "Oceano Primordiale del Cosmo", "Infinita Fonte degli Infiniti Universi". Secondo l'antica teologia egiziana, in un primordiale e indefinibile istante, la manifestazione degli "Universi" sarebbe stata generata dal Nun e, dopo innumerevoli cicli di esistenza, allo stesso Nun avrebbe fatto ritorno.
Il "Nun" rappresentò costantemente, per più di 4000 anni, un principio assoluto e difficilmente discutibile che, trasversalmente, governò le idee e il culto delle quattro grandi scuole misteriche iniziatiche di Eliopoli, di Memphis, di Ermopoli, di Tebe nonchè di tutti i numerosi centri iniziatici che da queste dipendevano. Per tutti i grandi Iniziati fu ragione di vita o di morte arrivare a comprendere il grande mistero del passaggio della "divinità una", dall'invisibile al visibile, dall'uno al molteplice. Infatti, per i teologi della terra di Kemit, il "segreto dei segreti" era proprio "conoscere" quali fossero state le ragioni del divino creatore che avevano determinato l'emanazione del "primo impulso creativo", le cause scatenanti della proiezione del creatore, del suo intimo desiderio di "conoscere se stesso" e di "realizzare la consapevolezza di sé".
Questo importante processo di consapevolezza (che divenne poi, in tutte le filosofie, le religioni e le culture di ogni tempo la chiave strategica della problematica esistenziale) non riguardava solo l'Uno, Creatore di tutte le cose, ma anche l'uomo che, al di fuori del proprio spazio e del proprio tempo, avrebbe dovuto, prima a poi, compiere il proprio ultimo destino. I teologi dell'Antico Regno, formulando le loro dottrine relative all'atto creativo primigenio, si resero subito conto che l'uso di un linguaggio ordinario non sarebbe stato in alcun modo possibile e pensarono quindi, di utilizzare, per la "sacra comunicazione", un unico e ineludibile linguaggio, quello rappresentato dalla raffigurazione simbolica delle idee/pensiero.
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